In queste giornate difficili dove guerre sempre più feroci dove perdono la vita migliaia di bambini, donne e uomini, in cui un capo di stato e zar autocelebratosi non viene arrestato nonostante il mandato di cattura internazionale perché “dipendiamo energeticamente da Russia e Cina”, il cui Israele ha scelto la strada del massacro dopo il feroce ed ingiustificato attacco di Hamas del 7 ottobre, l’Italia che non ha mai conosciuto la crescita attuale dai tempi di Garibaldi scopre le lacrime del ministro Sangiuliano.
Quindici minuti di intervista al direttore del Tg1 Chiocci, perché la Tv di Stato può essere anche privata – ed è vero anche il contrario, basta passare dal tasto quattro al tasto sei – la storia extraconiugale confessata tra le lacrime, il solito “non sono ricattabile”, le dimissioni consegnate e rifiutate dalla presidente del Consiglio che pensa a non fare rimpasti, mica è mossa da compassione. Tutto questo come se l’Italia fosse una proprietà privata e i fatti privati uno spazio pubblico dove esibirli, affermazione che va molto al di là del grido: Occupazione di spazio pubblico” lanciato dalle opposizioni.
Questa italietta delle destre che si sentono onnipotenti ha dato in pasto una stucchevole storiella da soap-opera in prima serata e sul servizio pubblico: protagonisti il ministro della Cultura, le scuse alla moglie e “una relazione sentimentale, di tipo personale” (come se una relazione sentimentale potesse essere di tipo pubblico). Tutto in nome del defenestrare dalla Rai quelli troppo di sinistra per riscrivere la cultura e fare la Storia. Fanno ridere, ma c’è da piangere.
Poi ci sono, scrive Repubblica, registrazioni che sconfessano tutto quanto confessato fino ad ora. Il ministro è morto. Viva il ministro. E tutti i gatti miao.
(5 settembre 2024)
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