I miracoli del governo Meloni eletto nel settembre 2022, a dimostrazione dei poteri sovrannaturali della presidente del Consiglio e del suo partito, sono iniziati addirittura nel quinquennio (cinquennio, amici che sapete tutto, si può dire anche cinquennio) 2016-2021 quando Meloni era fieramente e coerentemente all’opposizione. Lo dicono i dati.
I titoli invece dicono altro (ed è difficile dargli torto fermandosi gran parte dei nostri compatrioti ai titoli) e sottolineano un calo trionfale dell’evasione fiscale nell’ultimo quinquennio. Cioè negli ultimi anni su cui esistono dati definitivi quelli per l’appunto tra il 2016 e il 2021. Sono i trionfi di Ferragosto delle terze, quarte e quinte file dei partiti di governo che bisogna pur dargli soddisfazione a ‘sti ragazzi. Magari dategli anche una ramazza, c’è sempre un po’ di polvere sotto i tappeti.
Il Fatto Quotidiano cita le relazioni annuali della commissione del Mef incaricata di calcolare il cosiddetto tax gap, cioè la distanza tra le imposte dovute se tutti fossero contribuenti fedeli e quelle effettivamente versate. La più recente è stata aggiornata a gennaio e dice che il gap, superiore al 21% nel 2016, è in effetti sceso al 15,2%. Ma è successo nel 2021, ultimo anno oggetto di analisi perché quelle stime richiedono dati sui conti nazionali che l’Istat rende disponibili in versione definitiva con un certo ritardo. La stima sul 2024, quella che rileva ai fini del raggiungimento dell’obiettivo del Pnrr sulla riduzione del gap, arriverà solo tra due anni. Ed è così popolata di giornalisti malvagi quella redazione lì, da arrivare a pubblicare persino una tabella (di seguito) che direbbe, a leggerla, le cose come stanno.
I successi del governo nel quinquennio in cui l’attuale governo stava all’opposizione sono così la prova dei miracoli futuri della presidente del Consiglio che ha promesso tutto e mantenuto meno. Del resto non si capisce il perché di tanto accanimento pubblicitario: a Meloni non mancano gli argomenti. Spazia con straordinaria abilità da un discorso atlantista a sostegno di Biden, a un progetto di nuovo rimandato in collaborazione con il primo ministro albanese, a una difesa d’ufficio di Massimo Boldi. Perché si deve sapere cosa conta sul serio. E’ sugli argomenti che contano sul serio come tasse, salute, lavoro, diritti individuali, libertà, censura, razzismo, violenza che Meloni è muta, ma non stupisce.
Ad esempio quella che i Fratelli (e le sorelle, perché non siamo mica sessisti) d’Italia spacciano per notizia straordinaria legandola in qualche modo alla delega fiscale del 2023 e a suoi decreti attuativi andrebbe in realtà ascritta all’anno che ha visto al governo per poco più di un mese Giuseppe Conte e poi, da febbraio, Mario Draghi; insomma il miracolo andrebbe legato non a interventi divini da poteri sovrannaturali, ma a interventi precedenti che il quotidiano di Marco Travaglio identifica in: fatturazione elettronica, aumento della diffusione dei pagamenti elettronici, riforme legate al Pnrr come l’obbligo di trasmissione alle Entrate degli importi delle transazioni con carta. Il giornale aveva già raccontato le cifre recuperate nel 2023 dall’Agenzia delle Entrate sono state certamente da record – 24,7 miliardi – ma solo grazie a misure straordinarie come definizioni agevolate e rottamazioni.
Ma devono pensare che all’elettore meloniano in vacanza che distrattamente digita sullo schermo, lo sbandierare sui social a beneficio di un notizia che non è una notizia porti beneficio.
(17 agosto 2024)
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