di G.G.
Mentre sembra crescere il fastidio di Palazzo Chigi verso Marina e Piersilvio Berlusconi che, come teorizzato dall’augusto padre in via di beatificazione, si prendono la libertà di fare quello che gli pare comprese le invitate alle trasmissioni delle reti de “la vostra scelta libera”; mentre l’ex ministro Sangiuliano è preso a sberle da Boccia, dalla Procura di Roma che apre un’inchiesta, dai pettegolezzi delle solite gole profonde che parlano – sconsiderati! – di una chiesa restaurata coi soldi del Mibact (proprio nel quartiere dove Sangiuliano si è preso caso, o infausta coincidenza!), dal quotidiano The Guardian (e dall’Independent e dal Times e via e via…) e fors’anche da sé stesso, il neo ministro Giuli inizia con le purghe. Scusate, con lo spurgo.
Secondo le solite malelingue di professione il già presidente della Fondazione MAXXI che guarda Gramsci da destra, quando si dice lo strabismo, si sarebbe precipitato dietro augusti ordini a Palazzo Chigi per conferire con la presidente del Consiglio sulle mosse da mettere in campo per liberarsi di nominate e nominati non necessariamente dell’ultima ora e bonificare gli uffici da possibili talpe. Perché sarete senz’altro a conoscenza che quando i governi cominciano a tremare, soprattutto quando tremano per incapacità manifesta, c’è sempre una talpa in giro.
E le talpe sono animali pericolosi, pronti a colpire, a bestie fameliche che orchestrano trame. Alcune di loro, che tanto talpe non sono agendo esse alla luce del sole, postano canzoncine dai testi mascalzoncelli. Prima di tornare in televisione, stavolta su Mediaset.
Vi sarà noto che nel fatato mondo meloniano le talpe agiscono alla luce del sole, non come fanno certi ministri che fanno passare sotto banco misure che verranno approvate senza che nessuno sappia esattamente dove andranno, cosa contengono e dove porteranno, salvo scoprire chi colpiranno (i soliti noti) solo dopo essere state approvate.
Dunque il primo compito del neo ministro della Cultura sono le grandi pulizie, azione che chiarisce una volta per tutte e lapidariamente in quale considerazione questo governo tenga la Cultura. Almeno per ora. Perché a ben leggere ci sono motivi di preoccupazione. Secondo Repubblica infatti, i timori di Palazzo Chigi sono “che la donna dello scandalo possa presto rendere pubblici nuovi documenti sull’evento previsto fra dieci giorni” che è poi il G7 della Cultura macchiato dagli imbarazzi internazionali che i quotidiani citati in alto sbandierano, questi scostumati.
Parrebbe, intanto, che il neo-ministro abbia ordina di passare al setaccio le nomine degli ultimi due anni: quelle degli esperti nella Commissione che seleziona i film da sovvenzionare e centinaia in altri comitati, organismi e istituzioni culturali. Sembra di essere a Comacchio durante il ventennio. Altro che bonifiche.
(10 settembre 2024)
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